Emergenza coronavirus, il nuovo dpcm: scuole chiuse in zona rossa e nelle zone al alto rischio alla luce dell’incidenza.
Governo, regioni e tecnici arrivano ad un accordo optando per la chiusura delle scuole in zona rosse e nelle zone ad alto rischio per il numero di contagi, quindi anche in zona gialla o arancione. In base alle nuove regole, quindi, scuole chiuse nelle zone rosse e nelle zone ad alto rischio alla luce del numero dei casi.
Nuovo dpcm, scuole chiuse in zona rossa
Accogliendo le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, il governo dispone la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado in zona rossa. La decisione è stata presa alla luce dei dati che evidenziano un aumento dei casi anche tra i giovani e i bambini in età scolare.
Scuole chiuse anche in zona arancione e in zona gialla (nelle aree ad alto rischio). Le regole
Con il nuovo dpcm il governo dispone anche la chiusura delle scuole nelle zone ad alto rischio anche se in zona gialla e in zona arancione.
La chiusura scatta nelle zone con 250 casi ogni 100.000 abitanti per almeno sette giorni consecutivi.
Di seguito le regole comunicate dal governo.
Zone rosse – Dal 6 marzo, si prevede nelle zone rosse la sospensione dell’attività in presenza delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia ed elementari. Resta garantita la possibilità di svolgere attività in presenza per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
Zone arancioni e gialle – I Presidenti delle regioni potranno disporre la sospensione dell’attività scolastica:
nelle aree in cui abbiano adottato misure più stringenti per via della gravità delle varianti;
nelle zone in cui vi siano più di 250 contagi ogni 100mila abitanti nell’arco di 7 giorni;
nel caso di una eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico.
Le polemiche: le regole stabilite rischiano di penalizzare le Regioni che effettuano più tamponi
Non mancano ovviamente le polemiche, che arrivano da diversi Presidenti di Regione. A far discutere è il parametro legato all’incidenza. Secondo alcuni presidenti di Regione, prendendo in considerazione il numero di casi ogni 100.000 abitanti si andrebbero a penalizzare le regioni virtuose, ossia quelle che effettuano più test e tamponi.